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Il velo di Maya

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Tradizioni

La Danza Macabra

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La Danza Macabra
Danse Macabre Fresco, Hrastovlje, Slovenia

Novembre è il mese migliore per affrontare l’argomento della “danza macabra” ossia il rapporto tra Uomo e Morte.

Le Danze dei Maccabei (Chorea Machabaeorum) nascono come veri e propri balli rituali per ricordare il sacrificio dei 7 fratelli ebrei che secondo la narrazione martirologica per non rinnegare la loro Fede vennero trucidati uno a uno davanti alla madre. [Leggi di più…] infoLa Danza Macabra

Contrassegnato con: Cultura

Equinozio di Autunno 2022

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Equinozio di Autunno 202223 SETTEMBRE 2022

Con l’Equinozio di Autunno si ritualizza il fatto che la Luce stia lasciando il passo al Buio in modo da permette all’Essere Uomo di dare inizio alla rigenerazione invisibile🍃
 
La Natura si prepara ad emanare nuovi colori e profumi; noi iniziamo a rallentare e a riappropriarci dei Ritmi di Lentezza e Silenzio; scaldiamo il corpo, riposiamo la Mente🍂
 
Godiamo di ogni manifestazione di Poesia Naturale e del sapore della Malinconia che ci trasporta nelle nostre Memorie e nei Sogni 🍁
 
Ci aspettano mesi intensi, dovremo confidare in Radici e Forza e ricordare Chi Siamo.
📗💚
 
Il velo di Maya Health Project ☯️

Lunigiana & Liguria

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Lunigiana & LiguriaRicco articolo su Lunigiana e Liguria in 4 giorni

Storia, cultura, turchese, memorie

In Viaggio Con Maya

Leggi articolo di Sabrina su >> Blog Gurumanontroppo QUI

Capodanno cinese: l’Anno del Topo

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Capodanno cinese: l’Anno del Topo

Tratto da e-mail inviata a iscritti Newsletter Il velo di Maya olistico 24/01/2020

Nell’ultima Newsletter (Progetti 2020) abbiamo visto che il 2020 si presenta come un anno di nuovi inizi e questo ci viene confermato anche dallo zodiaco cinese: col 2019 si è chiuso un periodo di 12 anni e ora si riparte con l’Anno del Topo. Il ciclo dei 12 anni corrisponde ad animali specifici: topo, bue, tigre, coniglio, drago, serpente, cavallo, capra, scimmia, gallo, cane e maiale.


L’inizio di ogni anno si calcola in base al calendario lunare cinese e solitamente cade tra metà gennaio e metà febbraio. Se vuoi conoscere il tuo segno cinese puoi trovare diversi riferimenti sul web, ma non dimenticare di verificare il giorno esatto di nascita. Ad esempio se sei del 1970 e il tuo compleanno avviene entro il 5 febbraio, non sei del Cane come tutti quelli nati nell’anno 1970, appartieni ancora al segno del Gallo (inizi così a spiegarti perché a volte ti senti diverso quando leggi le caratteristiche dalle persone nate nel tuo stesso anno).


Secondo una leggenda il Buddha, che sentiva avvicinare la sua fine sulla Terra, chiamò a sé tutti gli animali, ma solo 12 andarono ad offrire il loro saluto. Come premio per la loro fedeltà il Buddha decise di chiamare ogni anno del ciclo lunare con il nome di ciascuno dei 12 animali accorsi. Il topo, furbo e veloce di natura, arrampicandosi sul dorso del bue evitò di percorrere la strada e giunto sul luogo del ritrovo saltò giù e salutò per primo il Buddha.

In un’altra leggenda, l’Imperatore di Giada, sovrano del Cielo e della Terra, decise di visitare la Terra personalmente e incontrando le creature terrestri ne rimase talmente affascinato da decidere di prenderne dodici con sé da mostrare agli esseri divini. Gli animali che portò via furono: un topo, un toro, una tigre, un coniglio, un drago, un serpente, un cavallo, una capra, una scimmia, un gallo, un cane e un maiale. Il gatto, il più bello degli animali, chiese al topo di informarlo del giorno in cui l’Imperatore di Giada sarebbe venuto a prenderli ma il topo, geloso della bellezza del gatto, non lo chiamò. Il gatto così non si presentò e l’Imperatore di Giada, che decise di attribuire ad ognuno di questi animali un anno del calendario, lo sostituì con il coniglio. Questo generò la famosa inimicizia tra gatto e topo…


Nello zodiaco cinese non si parla però solo di animali ma anche dei cinque elementi: legno, fuoco, terra, metallo e acqua e il 2020 è l’Anno del Topo metallo che arriva dopo due anni di terra

Secondo le previsioni, l’Anno del Topo sarà il periodo in cui le persone svilupperanno le loro capacità e trasformeranno in realtà i progetti finora rimasti in attesa; ci si aspetta un 2020 positivo per il commercio, il lavoro in generale e le finanze.

Il Topo è considerato un segno di buon auspicio.

Un anno favorevole ai nuovi incontri e ai rapporti sociali ma con possibili contrasti, come abbiamo già visto la scorsa settimana: non dimenticare di  portare attenzione al rapporto tra Te e Te, nonché tra Te e gli Altri.


I nativi del segno del Topo si presentano come persone argute, carismatiche, ambiziose e oneste, dotate di prontezza, piene di vitalità ma anche delicate e gentili. Queste personalità lavorano sodo per ottenere i risultati e possiedono una innata perseveranza che le porta a completare i percorsi intrapresi.

Leader, pionieri e conquistatori,  intelligenti e astuti, i Topo si inalberano facilmente ma mantengono un autocontrollo esteriore molto educato. Attenzione quindi alle ombre caratterizzate da ostinazione, abilità manipolative, intolleranza, istinti vendicativi e distruttivi.

Una preziosa lezione per i nati nel segno del Topo è imparare a considerare gli altri prima di se stessi, argomento che, come abbiamo già visto, è proprio legato a questo Anno 2020.


Ora, per rilassarti e ridere un po’, consigliamo di ascoltare Dave Brubeck – Take Five
e GIGI PROIETTI – NUN ME ROMPE ER CA’

omissis


Progetti 2020

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Progetti 2020

Anno 2020 dove ci porti?

Inizia un nuovo decennio, un nuovo ciclo. Ed ecco che ancora si parla di ri-nascita.
Per quale motivo nel mondo olistico e spirituale si sente continuamente parlare di ri-nascita? Non siamo già nati?
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Fino a 20 anni fa alcune parole come  yoga, zen, reiki erano conosciute da pochi operatori olistici, poi negli anni le persone hanno iniziato a portare attenzione alla propria salute psicofisica e alcuni hanno anche avuto la necessità di rimettere in discussione il pensiero religioso e avvicinarsi ad un sentire spirituale non dogmatico. Oggi possiamo trovare anche molte scuole che preparano professionalmente operatori in Discipline Bionaturali e lo  facciamo anche noi: guarda la nostra Accademia Olistica Punti d’Incontro.
.
E’ in corso un cambiamento di coscienza e potresti appartenere a quel gruppo di persone particolarmente sensibili che si sono già accorte di tutto questo perché il cambiamento è vivo dentro di te anche se sembra che fuori tutto sia fermo e in fase decadente. Certo questi non sono anni di grandi rivoluzioni, ma si possono piantare semi per le prossime generazioni e tutti noi incarnati ora abbiamo questo privilegio di contribuire a ciò che potrà essere in futuro.

Questo anno 2020 sarà focalizzato sugli  aspetti relazionali: il numero 2 cioè Io e Altri, Io e me stesso, la Luce dentro di me e il Buio dentro di me.

Il Karma che ci inserisce in schemi comportamentali compulsivi e dolorosi sta venendo sempre più alla luce e questo anno ce lo mostrerà chiaramente in modo da poterci liberare dalla dipendenze di forme pensiero per noi tossiche. Per questo motivo il nostro rapporto con gli Altri sarà trasformato in profondità. L’illusione, il nostro velo di maya personale, verrà sollevato. Se lo vorrai, ovviamente. Sei tu che decidi come affrontare le tue sfide quotidiane, prima di tutto con te stesso. Questo è un anno di crescita o ri-nascita, come dicevamo prima. Per ri-nascere bisogna lasciar andare piccole parti di noi e ogni giorno imparare a vivere il rispetto di Sè.

Chi è abituato “a dare troppo” e Chi “non vuole dare”  si troverà a vivere situazioni in cui l’Amore per Sè chiederà equilibrio proprio tra dare e avere. Qui inizierà la parte difficile: troppo semplice e riduttivo dare la colpa agli Altri. La ri-nascita sarà piccola e costante solo se Tu lo vorrai, perché gli Altri sei sempre Tu. Un paradosso e noi nei paradossi possiamo diventare Grandi.


Il tema del 2020 è  dominio e sottomissione e Tu potrai sperimentare entrambe le dimensioni e avere la Presenza di cogliere quando giochi un ruolo e quando giochi l’altro. In questo senso è un anno di Giustizia, come la carta dei Tarocchi: una Giustizia cosmico spirituale che non sempre coinciderà con il senso di giustizia umana a cui siamo abituati.

Per Chi segue il Buddismo stiamo parlando dell’ essere giusto secondo l’insegnamento dell’ Ottuplice sentiero cioè  il percorso che ci porta a vivere secondo grandi ideali che conducono alla conoscenza libera da qualsiasi influenza e che ci aiuta ad assumere le nostre responsabilità e onorare gli impegni.

Verrà infatti richiesta responsabilità: relazioni umane più equilibrate, giustizia sociale, coscienza ecologica.

Le emozioni saranno al centro delle nostre esperienze: mancanze, litigi inutili, frustrazioni, giudizi. Si imparerà ad andare oltre le apparenze, per Chi lo vorrà ovviamente. Per Chi non coglierà le sfumature sarà un vivere pesante. Per Chi ri-nascerà ogni giorno ci saranno a disposizione relazioni equilibrate, libere e rispettose. E Amore per se stessi.

Chi riesce già a percepire i cambiamenti vibrazionali vivrà giorni di accelerazione: passaggi importanti saranno il 02/02/2020 e il 20/02/2020.


E’ un anno di guarigione, il nostro bambino interiore può essere guarito.

Le sfide saranno il bilanciare il mondo personale con quello collettivo, lo stare con gli Altri rimanendo se stessi. Potrai imparare a gestire le tue emozioni e accettare i cambiamenti per trovare la sicurezza materiale ed emotiva.
Tra i doni ci saranno relazioni armoniose e di amore (coppia, amicizia, lavoro, associazioni) e aggiustamenti in campo finanziario insieme a vitalità per Chi ha attraversato una fase difficile.

2020=2+0+2+0=4
Numero 4: il cambiamento porta verso una maggiore stabilità, grazie al sapersi adattare.

Riassumendo, il 2019 è stato una Anno che ci ha messo di fronte ad esperienze che per alcuni sono state difficili e dolorose e a volte ha costretto a cambiamenti forzati: bisogna trarre il meglio da quanto appreso perché è stata una preparazione per questo 2020 che dovrà essere affrontato con testa alta, schiena diritta e piedi ben radicati.
E come sempre con il sorriso e la devozione verso qualcosa più Grande di tutti noi.

(se vuoi approfondire ulteriormente cerca il sito L’ASCENSION di Virginie)

Musiche da ascoltare: Pat Metheny – You Are (Official Audio)

omissis

Tratto da e-mail inviata a iscritti Newsletter Il velo di Maya olistico 17/01/2020


Leggi L’anno del Topo


Le Streghe volanti

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Le Streghe volantiTratto da e-mail inviata a iscritti Newsletter Il velo di Maya olistico 10/01/2020

omissis…E parlando di cicli che terminano e nuovi cicli che cominciano: ecco la protagonista di questa Newsletter!

Viene viene la Befana di Gianni Rodari

Viene, viene la Befana
da una terra assai lontana,
così lontana che non c’è…
la Befana, sai chi è?

La Befana viene viene,
se stai zitto la senti bene:
se stai zitto ti addormenti,
la Befana più non senti.

La Befana, poveretta,
si confonde per la fretta:
invece del treno che avevo ordinato
un po’ di carbone mi ha lasciato.


Epifania

Il termine Befana attraverso un processo di corruzione lessicale passa da Epifania (dal greco epiphàneia, manifestazioni della divinità) a bifanìa, befanìa, befana; il termine “Befana” inteso come il fantoccio femminile esposto la notte dell’Epifania era già diffuso nel dialettale popolare del XIV secolo, specialmente nelle terre dell’antica Etruria.

Secondo la tradizione, nella notte tra i 5 e i 6 gennaio una donna molto anziana vola su una scopa per fare visita ai bambini e riempire di doni le calze lasciate appese sul camino o vicino ad una finestra;  i bambini che durante l’anno si sono comportati bene riceveranno dolciumi, caramelle, frutta secca o piccoli giocattoli mentre chi si è comportato male troverà le calze riempite con del carbone.

Ai tempi nostri però le calze della Befana vengono riempite dai signori delle pubblicità, con la vecchina che approda direttamente al supermercato. Con grande gioia di genitori, zii, nonni e bambini.
E Amen.

Ridotta ad un momento consolatorio prima della ripresa scolastica e lavorativa, quasi eclissata dalla presenza di Babbo Natale che ormai con aria furbetta, un abito rosso e la storia dei desideri (non ti ricorda forse qualcun altro?) ha conquistato i cuori e le fantasie di grandi e piccini, la Befana si ritrova anche a condividere il giorno a lei dedicato con i 3 grandi re Orientali che fanno visita al bambinello portando doni.


Il nostro Doctor Who, con il suo Tardis, ci accompagna con sguardo sornione in questi viaggi nel Tempo e nello Spazio e ci riporta al tempo di antichi rituali agresti.

Come ricordato più volte, da fine ottobre siamo nel periodo in cui la terra si riposa prima di iniziare un nuovo ciclo: dal Ponte dei Morti al Solstizio di Inverno a Candelora (2 febbraio) viviamo il periodo buio, la semina, la ri-nascita. Il Presepe andrebbe in realtà tolto a Candelora (il giorno di presentazione di Gesù al Tempio), ma il Milanese Imbruttito ormai detta il ritmo frenetico della sequenza di inizio e fine delle feste canoniche e taac! prima smonti prima produci.

Se vuoi riappropriarti dei tuoi tempi e viverli interiormente cerca invece gli antichi racconti che parlano di lentezza e se segui i corsi de Il velo di Maya è perché con Tai Chi, meditazioni e seminari sull’Immaginazione è evidente che il richiamo per la parte più profonda e calma di te stesso lo hai sentito.

Tornando alla vecchina irrigidita dagli acciacchi dell’età e dal freddo, con pochi denti, il volto grinzoso e con il grande naso è inevitabile chiedersi: ma allora Chi è?


Madre Natura

Wow! Ah, non è la befana quella delle battute che si fanno alle signore non particolarmente avvenenti e non più “nel fiore degli anni” oppure alle mogli chiassose? Non è la strega che vola sulla scopa?

Nelle tradizioni agricole precristiane del mediterraneo si festeggiavano riti in cui Madre Natura sfinita e consumata moriva in un grande falò. L’usanza di bruciare all’inizio dell’anno fantocci vestiti di stracci a rappresentare la Vecchia si può ritrovare ancora in Veneto, Francia, Gran Bretagna,
Ritorna qui l’Elemento Fuoco, la Luce che nel buio ci sta accompagnando in questo periodo dell’anno.

L’immagine della Vecchia rappresenta l’humus naturale formato dai frutti caduti dagli alberi e marciti sulla terra dall’autunno in avanti, è il processo di decomposizione che permette la morte e la rinascita della Fenice che ora ha l’apparenza di una Donna giovane, fertile e calda.


La festa della Befana sembra essere riconducibile ad un’antica festa romana, in onore di Giano e Strenia (da cui deriva anche il termine “strenna”) che si svolgeva all’inizio dell’anno. A Giano i sacerdoti offrivano farro e focaccia per propiziare i raccolti del nuovo anno. Quello stesso giorno i Romani usavano far visita agli amici, scambiarsi doni, fare offerte di focacce e di incenso al dio. Allo stesso tempo, secondo un mito di fondazione di Roma, la dea Strenna (Strenua, Strenia) aveva un bosco sacro a lei dedicato ed era rimasta viva l’usanza tra i cittadini di scambiarsi ramoscelli sacri di alloro e ulivo insieme a fichi e mele in segno di buon auspicio. (Nella festa siciliana della Befana, “i figghi da Strina” sono ragazzini e giovani che vanno a chiedere dolci, frutta secca e denaro e Strina, Stria è il nome dato a questa “strega buona”).

Nelle dodici notti magiche tra la nascita del sole (25 dicembre) e il 6 gennaio, alcuni studiosi raccontano che la dea Diana insieme ad altre figure femminili volasse in cielo a benedire i campi portando fertilità a cavallo di una scopa (un bel simbolo fallico per chi avesse ancora dei dubbi). In Grecia questo compito di volare nei cieli apparteneva ad Hera.


Già a partire dal IV secolo d.C. l’allora Chiesa di Roma cominciò a condannare tutti riti e le credenze pagane, definendole un frutto di influenze sataniche. L’antica figura pagana femminile non venne però soppressa ma rientrò gradualmente nel Cattolicesimo, come una sorta di dualismo tra il bene e il male.

In origine le calze della Befana venivano riempite di frutta secca (mandorle, noci, nocciole, quindi semi), mele e castagne in ricordo del dono che Madre Terra lasciava prima del periodo di riposo. In seguito i semi si trasformarono in monete di cioccolato a indicare l’abbondanza. Il carbone indicava invece la terra nera resa fertile dai prodotti in decomposizione e solo nel Medioevo la religione cristiana associò il carbone ad una morale comportamentale negativa.

Secondo una versione “cristianizzata” di una leggenda risalente al XII secolo, i Re Magi, diretti a Betlemme per portare i doni al Bambino, non riuscendo a trovare la strada, chiesero informazioni a una signora anziana. Malgrado le loro insistenze affinché li seguisse per far visita al Piccolo, la donna non li accompagnò pentendosi solo in seguito della decisione presa. Preparò quindi un sacco pieno di doni, uscì di casa e si mise invano a cercarli, fermandosi in ogni casa in cui fosse presente un bambino nella speranza che uno di essi fosse il Piccolo cercato dai Sapienti. Da allora girerebbe per il mondo, facendo regali a tutti i bambini, per farsi perdonare.


La Befana richiama la tradizione religiosa di Santa Lucia che dispensava doni ai bambini prima di lei, come faceva anche San Nicola prima dell’arrivo di Babbo Natale.

Inoltre secondo interpretazioni largamente accettate in centro e nord Europa la sua figura viene ricollegata  alla celtica Perchta o Berchta (Bertha), a Frigg in Scandinavia, Holda in nord Europa.

Madre Natura nell’immaginario collettivo prende sempre più la forma della strega e viene associata nel folklore russo e slavo alla Baba Jaga con bosco, capanna, forno di mattoni, pestello, mortaio e sacrifici umani. I racconti ancestrali si fondono con racconti di Iniziazione personale e incontriamo la storia di Hansel e Gretel.

Nei miti di Germania raccontati nelle fiabe dei Fratelli Grimm la dea che presiedeva alle dodici notti magiche e che custodiva gli animali nel periodo più freddo, chiamata Frau Holle (tu, mamma steineriana che leggi, sai benissimo di chi stiamo parlando!) aveva sembianze talvolta di giovane avvenente e splendente, altre volte di vecchia pallida dai denti affilati.


Le birraie

A questo punto però bisogna inserire anche una chicca storica: tra Madre Natura, dee greche e romane, Befane e Streghe…non poteva mancare la storia della parola Alewife, che si trova la prima volta in Inghilterra nel 1393 e che indica una donna che prepara la birra in casa. Le birraie casalinghe espandono le loro attività In Germania, Paesi Bassi, Olanda e iniziano a trarre profitto dalla vendita della loro bevanda a base di miscela di erbe.
Le Streghe volanti

Quando la birra era pronta si poteva vedere una scopa in bella vista all’esterno dell’abitazione e nei mercati un cappello a punta rendeva immediatamente riconoscibili le venditrici di birra in mezzo alla folla.

Le donne imprenditrici, a volte vedove o senza marito potevano solo infastidire la struttura sociale patriarcale e soprattutto i monaci che nei monasteri nel medioevo avevano ottenuto l’esclusiva sulla ricetta del gruit ossia una miscela di erbe utilizzata per la birra. (Un’altra volta ti raccontiamo la storia della monaca Ildegarda di Bingen e del luppolo!)

Donne senza marito, pentoloni, erbe, cappelli a punta e scope: ecco le tue antenate Milanese Imbruttita!
Inizia con loro la caccia alle streghe? Ringraziamo il collettivo femminile ancestrale per il sacrificio.


La befana

Concludiamo precisando che la nostra Befana comunque non è quella della tradizione anglosassone e non porta cappelli a punta ma indossa un fazzolettone di stoffa pesante (la pezzóla) o uno sciarpone di lana annodato in modo vistoso sotto il mento e ha una scopa usata spesso per appoggiarsi. Nell’immaginario, la Befana cavalca la scopa al contrario delle raffigurazioni di streghe, e cioè tenendo le ramaglie davanti a sé; porta i suoi regali e il suo carbone e aglio in sacchi di iuta sfatti e slabbrati che assumono la forma di calzettoni enormi oppure nelle gerle di vimini, a seconda della tradizione del territorio in cui si festeggia.

Ecco, anche quest’anno il 6 gennaio è già passato e la Befana pure!


Musiche consigliate: The Rain Song – Led Zeppelin
Knockin’ on Heaven’s Door – Bob Dylan

omissis

Il Presepe e i Magi

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Il Presepe e i Magi
Basilica di San Nazaro in Brolo Milano

Tratto da e-mail inviata a iscritti Newsletter Il velo di Maya olistico 03/01/2020

Il Presepe

Durante il periodo natalizio la tradizione ci ricorda di preparare nelle chiese e in casa un Presepio (greppia, mangiatoia) come rappresentazione artistico figurativa della nascita di Gesù. In genere troviamo la Sacra Famiglia, l’asino e il bue, gli Angeli, i pastori e i Re Magi.

Il periodo Barocco fu un periodo fiorente per i presepi soprattutto nella Germania meridionale quando i Gesuiti iniziarono ad utilizzarne le rappresentazioni come mezzo per veicolare l’informazione religiosa .La diffusione in Italia, Spagna, Portogallo, sud della Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria portò alla nascita dell’Arte dei Presepi che visse un periodo di splendore nel XVIII secolo arrivando a produrre complessi scenari annuali, composti anche da più di 4000 figure.
Fino alla metà del 1800 oltre ai tipici presepi tedeschi che abbracciavano tutta la storia biblica da Adamo ed Eva fino alla passione di Cristo con le 3 croci e il Golgota troviamo ambientazioni con paesaggi di montagna mentre solo in seguito assume importanza la forma del presepe orientale.

San Gaetano di Thiene, in un libro del Settecento, è presentato come colui che diede origine alla tradizione di allestire il presepe nella chiese e nelle case private in occasione del Natale.


A questo punto partiamo con il Tardis, la macchina del Tempo di Doctor Who e torniamo indietro di parecchi secoli provando a rivivere con l’Immaginazione una parte di storia.

Il mondo cristiano ricorda la nascita del Cristo il 25 dicembre, data che viene fissata nel IV secolo (la Chiesa ortodossa celebra il 7 gennaio). In quei giorni l’Impero romano festeggiava il Dies natalis Solis invicti, cioè il giorno di nascita di Mithra, il Dio identificato con il Sole; questo giorno è inoltre in stretto rapporto con il Solstizio d’Inverno.

L’episodio della nascita di Gesù è narrato solo in due Vangeli: Luca riferisce che dopo la sua nascita Egli venne deposto “in una mangiatoia e che i pastori furono chiamati dagli angeli a conoscerlo e adorarlo”, mentre Matteo parla di una “casa” e riferisce della visita dei Re Magi, i nomi dei quali ci vengono da uno dei Vangeli apocrifi, il Vangelo degli Ebrei o dei Nazareni, in una citazione di epoca medievale.

(Se vuoi approfondire, puoi cercare la spiegazione spirituale data da Rudolf Steiner riguardo il motivo dei due differenti racconti fatti da Luca e Matteo nei Vangeli).

Due Vangeli apocrifi che vengono fatti risalire intorno al II sec. d.C. danno maggiori particolari sull’episodio: il Protovangelo di Giacomo precisa che Gesù nacque in una grotta e il Vangelo dello pseudo Matteo dà notizia della presenza del bue e dell’asino, i quali “lo adoravano senza sosta”. Ambedue i testi specificano che per tutto il tempo della permanenza di Maria nella grotta, questa risplendeva di luce: “la grotta cominciò a farsi piena di splendore e a rifulgere di luce come se vi fosse il sole, così la luce divina illuminò la spelonca”.

In un presepio in genere troviamo una grotta o capanna, stalla; il Bambino è deposto nella mangiatoia tra Maria e Giuseppe e riscaldato da due animali, l’asino e il bue; vicino alla grotta gli Angeli chiamano i pastori con le loro greggi ad adorare il Bambino; lontano si possono scorgere taverne e osterie, mentre in disparte, fino al giorno dell’Epifania, vi sono i Tre Magi con il loro corteo di servitori e di animali.


Per comprendere maggiormente la simbologia facciamoci accompagnare dalle parole di Giovanni Francesco Carpeoro
Tratto da “Summa symbolica. Istituzioni di studi simbolici e tradizionali. Vol. 2\1:Studi sugli archetipi”

“…prima di potersi elevare al cielo, gli imperatori della antica Cina erano chiusi in una grotta sotterranea, all’inizio dell’anno nuovo. Nella simbologia cinese la caverna è il femminile, il principio yin, mentre la montagna è il principio yang. Entrare nella caverna significa quindi far ritorno alle origini e salire al cielo, uscire dal cosmo. Per questo gli Immortali cinesi frequentano le caverne, per questo Lao Tze vi sarebbe nato e l’Immortale Liù T’ung-pin è l’ospite della caverna…”

“…E’ abbastanza caratteristico che Gesù sia nato in una grotta da cui irradia la luce del Verbo e della Redenzione; che l’abbagliante splendore di Amaterasu, la dea del sole shintoista, emani da una caverna di roccia semiaperta, come del resto quello delle vacche, delle go vediche; che il culto di Mitra, dio solare, sia stato spesso celebrato sottoterra; che il sole levante esca in Cina dal K’ung-sang, che è un gelso cavo…”


La stalla rievoca la promiscuità tra uomini e bestie; ma le bestie presenti nel presepe non sono più animali selvatici ma addomesticati ad indicare che nell’Uomo inizia a formarsi la coscienza che può tenere a bada gli istinti.

La grotta invece è un simbolo universale: collegata alla terra e alle divinità ctonie, è per eccellenza il luogo della nascita e della ri-nascita.

La grotta è anche il luogo dei morti e la porta degli Inferi, la regione dei mostri e dei draghi.

Alla fine di ottobre inizia il periodo dell’anno in cui i cicli si compiono e si rinnovano: è il momento in cui inizio e fine coincidono, il tempo in cui le anime del passato tornano e si mescolano con i viventi; ecco nascere il cibo dei morti, alimenti ricchi di semi come sintesi di ciò che sarà il frutto; fa parte di questa tradizione anche il panettone con le sue uvette e i canditi.

Entrare nella grotta è dunque vivere il periodo buio dell’anno; è ogni momento in cui ti senti respinto dagli altri; è il renderti conto dell‘insoddisfazione per la tua vita; è il sentirti avvolgere dalla notte oscura (dell’anima). Nella grotta puoi ritrovare il contatto con Madre Terra e rivivere l’esperienza dell’utero che ti accompagna dalla fase embrionale fino alla tua nascita.

(Se vuoi, può leggere la grotta su Blog Gurumanontroppo QUI )


Tutti noi consideriamo il nostro Francesco come padre del Presepio. In realtà Tommaso da Celano ci racconta che Francesco non realizzò una rappresentazione del presepe come l’intendiamo noi, cioè mediante figure, ma egli volle che la celebrazione della Messa nella Notte di Natale avvenisse non in una chiesa, ma in una stalla con celebrazione della mangiatoia, appositamente preparata, con un bue e un asino come uniche “comparse”: 

“La greppia che preparò nel giorno della Natività del Signore. XXX
…Si prepara la mangiatoia, vi si porta il fieno, vi si conducono il bue e l’asino. In quel luogo si onora la semplicità, si esalta la povertà, si raccomanda l’umiltà, e, da Greccio che era, il paese diventa quasi una nuova Betlemme. S’illumina la notte come fosse giorno, piena di delizia per uomini e bestie. Arriva gente, e, di fronte al nuovo rito, si rallegra di gioia finora sconosciuta.

Furono poi i frati francescani a diffondere l’usanza di tale rappresentazione tramite persone in carne e ossa fino ad arrivare a riproduzioni figurative di vario tipo.

La tradizione ci racconta che nella grotta il Bambino è riscaldato da due animali domestici: l’asino e il bue, due tranquille bestie la cui presenza in una stalla è considerata assolutamente normale.

Il discorso è però decisamente più complesso: ecco Francesco che tornato dall’Egitto porta in terra italica uno schema di Iniziazione. Il bue simboleggia la dea Hathor, donna con corna bovine o disco solare, grande madre universale, dea dell’amore, della gioia, generatrice del sole; l’asino rappresenta il dio Seth, divinità del caos, del disordine, del deserto e delle tempeste, rappresentata sotto forma di capra, asino o sciacallo, pone ostacoli e intralcia. 

Senza queste due presenze l’Iniziazione, il risveglio non avrebbe luogo.
Coraggio, paura, luci, ombre, yin e yang, bene e male.

Il Bambino della nostra storia nasce inoltre nella notte, notte in cui tutto si mischia e si confonde; morte e nascita che nel caos permettono il parto del bambino di Luce come processo di individuazione. 

Nel Presepe possiamo dunque riconoscere un processo alchemico di trasformazione, ogni personaggio rappresenta una parte di noi.

I pastori portano i doni come nelle antiche tradizioni rituali agresti in cui vi era l’usanza di offrire alla natura una parte dei frutti che la natura stessa aveva donato: un dare e ricevere.

Questi personaggi rappresentano l’uomo semplice che come un bambino vive lo stupore di ciò che sta accadendo, risvegliato dalla presenza degli Angeli e dalla Luce che emana dalla grotta ma ricordano anche l’uomo comune che dorme, che è impegnato a gozzovigliare e defecare senza accorgersi di ciò che intorno a lui avviene. Vediamo infatti nei presepi più complessi anche la gente della taverna: vizi, corruzione, alcol, costumi dissoluti, Tutti istinti e passioni che ancora appartengono all’umanità e che ne impediscono il risveglio.

Quindi il nostro caro Francesco, secondo alcuni studiosi vicino alla cultura Sufi, dopo essere tornato dai suoi viaggi orientali cosa intendeva raccontare al popolo con la celebrazione di una mangiatoia e quei due animali?

Ogni anno, quando allestisci il Presepe in casa tua, stai mettendo in scena una allegoria di un rituale iniziatico e l’Iniziazione sei tu, Il Bambino che nasce sei tu.
Ricordalo il prossimo anno!


I Magi

                                       Il Presepe e i Magi
Bottega Ferrigno – Rinascente Gennaio 2020 – Milano

Ultimi a comparire sulla scena del Presepio sono i Re Magi: nel testo di Matteo non sono riferiti né i nomi né il loro numero, che in testi non canonici dei secoli successivi varia da due fino a dodici, ma la tradizione del presepio in modo sapiente sceglie il numero tre e i doni offerti al Bambino sono sempre gli stessi, cioè l’oro, l’incenso e la mirra.

I Re Magi erano astronomi e conoscitori del cielo, per quale motivo vengono inseriti in questo racconto? Da dove arrivano? Sicuramente dall’Oriente (Persia? Caldea?) ed erano legati al loro Maestro Zarathustra.

Vuoi saperne di più? Di nuovo, cerca Rudolf Steiner e lasciati guidare dalle sue parole e vivi pienamente queste giornate.


Musiche da ascoltare: Paolo Conte – Reveries (non è natalizia, ma assolutamente splendida, ti fa volteggiare tra i tuoi ricordi)

omissis

Dicembre, l’Albero e le Leggende

Archiviato in:Tradizioni

Dicembre, l’Albero e le LeggendeTratto da e-mail inviata a iscritti Newsletter Il velo di Maya olistico 20/12/2019

In questo periodo, anno dopo anno, ripeti sempre gli stessi gesti e canti le celestiali canzoni.
Albero o Presepe?
Tutti e due?
Sì, ma per quale motivo?
Solo tradizione? Oppure una parte di Te sente un richiamo verso qualcosa di più Grande?

L’Albero come simbolo di Vita è presente in molte culture antiche. Anche prima del Cristianesimo.


Troviamo immagini di Alberi cosmici tra le civiltà della Mesopotamia, incontriamo nell’Induismo il Fico Sacro Asvattha, nell’Edda norrena il Frassino Yggdrasill che sorregge i nove mondi e la Quercia Irminsul l’albero del mondo per i Sassoni.

Nell’antico Egitto l’Albero sacro per eccellenza è Nehet, il Sicomoro sui cui rami abitano gli dei, ma anche Djed, la colonna sacra, rappresentazione della spina dorsale del dio Osiride, simbolo di stabilità e vita eterna.

Nella cosmologia Altai incontriamo l’Altï Bürlü Bay Täräk il ricco albero dalle sei foglie, l’immenso Abete (per alcuni Frassino) che unisce la terra al cielo.

Anche nelle Americhe riconosciamo il simbolo dell’Albero cosmico nell’uso Sioux di piantare un albero al centro dello spazio riservato alla danza del Sole.

Tra gli Aztechi troviamo il dio Quetzalcòatl che dona agli uomini un Albero di cacao rubato agli dèi.

Secondo una tradizione cinese l’albero Chien-mu (Legno diritto) è al centro del mondo e lungo di esso si spostano gli dei per accordare fra loro Cielo e Terra.

In Grecia l’Abete era l’albero sacro di Artemide.

E che dire dell’Albero della Vita della Cabala? Lo strano disegno con le palline…

Come segno di venerazione verso gli alberi consacrati, dai tempi degli antichi babilonesi in avanti sorge l’usanza di appendere frutti (fichi o mele) come offerte alle divinità. Tale tradizione si è diffusa in tutto il nord Europa: per compiacere gli dei e i contadini appendevano sugli alberi i frutti dei loro raccolti.


La nascita di Cristo è stata festeggiata dalla comunità cristiana solo nel IV sec. d.C.

In molti paesi di Europa esisteva l’usanza di cercare alcune settimane prima del Natale ogni specie di germogli, cespugli, piante frondose che potessero sbocciare o di cui si potesse forzare la germogliazione nella notte di Natale (v. i rami di Santa Barbara).

Tradizione e Leggenda si uniscono: nei territori germanici nel periodo medioevale erano diffuse le Sacre rappresentazioni di Adamo ed Eva il 24 dicembre, giorno in cui il calendario cristiano commemora i progenitori biblici.
Nella Genesi troviamo due Alberi e uno di questi è chiamato Albero della Vita. Uniamo quindi l’Albero del Paradiso con la Leggenda della Vera Croce.
Secondo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine Adamo vicino alla morte manda suo figlio Šet in Paradiso per ottenere l’olio della misericordia come viatico di morte serena. L’Arcangelo Michele gli consegna un ramoscello dell’Albero della vita per collocarlo nella bocca di Adamo al momento della sua sepoltura; in altra versione vengono consegnati 3 semi. Dai semi nasce un Abete che ha miracolosamente in sé le caratteristiche del pino, del cedro e del cipresso.
L’albero viene in seguito ritrovato da re Salomone che ordina di abbatterlo per la costruzione del Tempio di Gerusalemme: al momento del taglio risulta però sempre troppo lungo o troppo corto tanto da non poter essere utilizzato, viene allora deciso di usarlo come passerella su un fiume e qui viene riconosciuto da una donna, la regina di Saba, che profetizza il futuro utilizzo della tavola; Salomone prende quindi la decisione di farlo sotterrare.
Quando Cristo viene condannato, la vecchia trave viene ritrovata dagli ebrei che la utilizzano per la costruzione della Croce. 

Un’altra antica legenda racconta la nascita dell’albero di Natale come simbolo cristiano ad opera di Giovanni Tauler vissuto intorno al 1300 d.C., un religioso tedesco che intuisce che agli uomini serve un simbolo esteriore che possa ricordare l’avvento della natività. Riempie quindi un albero di luci, affinché quello splendore nella notte possa esteriorizzare la Luce che deve nascere dentro ognuno alla mezzanotte.


Nel 1642 si ha notizia di un albero natalizio addobbato in una casa di Strasburgo; appare poi sporadicamente verso la metà del diciottesimo secolo in Germania centrale.

Nel diciannovesimo secolo diventa con maggior frequenza ornamento spirituale del Natale.

Nel 1822 Goethe durante il periodo precedente la festa di Natale lancia l’invito di celebrare questo momento con poesie composte da ciascuno secondo le proprie capacità. Raccoglie poi le poesie scritte dal popolo, aggiunge una sua poesia come introduzione e incarica il futuro granduca Karl Alexander, che aveva all’epoca 3 anni, di offrire il libricino al granduca Karl August sotto l’albero di Natale. Ed ecco l’usanza di scrivere poesie per Natale.

Nel 1840, la duchessa di Orléans, imitando l’ambasciatore asburgico, fa addobbare un enorme albero nel giardino delle Tuilleries a Parigi e la moda dilaga tra tutte le corti europee.

Secondo Rudolf Steiner eventi di Saggezza Superiore permisero di unire la festa del Natale in Europa Centrale e Settentrionale con l’antica festa del solstizio invernale. Quando esteriormente le forze del sole sono al minimo e il buio è al culmine, lo Spirito in noi si percepisce unito con lo Spirito dell’universo disceso dentro la terra e queste forze unite conducono il seme verso una nuova vita.

Ascoltiamo le parole di Steiner:

“L’albero di Natale è un simbolo di quella luce che deve sorgere dall’intimo dell’anima nostra e per mezzo della quale possediamo l’immortalità dell’esistenza spirituale. Sia per noi un simbolo per ciò che deve illuminare e ardere nelle nostre anime, per innalzarci al mondo spirituale!”

Per te che ami praticare lo Yoga, tra gli addobbi natalizi troviamo le palle colorate, i festoni e le luci. L’Albero è forse l’immagine dell’apertura dei Chakra e della loro luce, il risveglio della Kundalini e quindi la scoperta del nostro universo interiore?

Invece per te amico nerd eccoti una chicca: chiediti sottovoce per quale motivo il mitico Doctor Who si ritrova sempre in una avventura natalizia…

Quest’anno c’è tanto su cui meditare!

Musiche consigliate: Mary, Did You Know? – Pentatonix
Carol of the Bells – Pentatonix
Musica di Natale Sinfonia Bach (Musica Classica)

omissis

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